Da sempre, o quasi, Apple e Google sono al contempo partner e competitor. Il loro ricorda il rapporto tra la rana e lo scorpione nella favola di Esopo: uno scorpione deve attraversare un fiume e chiede un passaggio ad una rana, lì vicina. La rana, controvoglia e impaurita, offre un passaggio allo scorpione persuasa dal fatto che sarebbe stato contro lo stesso interesse dello scorpione pungerla ma, a metà strada tra le due rive, lo scorpione la attacca condannando entrambi a morte. La rana chiede allo scorpione il perché di tale gesto e l’animale, con una semplicità aberrante, risponde: “È la mia natura”
Apple ospita, dagli albori di iPhone, Google come motore di ricerca predefinito. Lo ospita per mutua convenienza, quella di Apple di offrire ai propri consumatori un motore di ricerca che è uno standard del web e quella di Google che si assicura che gli utenti iPhone non provino motori di ricerca diversi. È talmente conveniente anche per Google da pagare ad Apple 1 miliardo all’anno di dollari per rimanerci.
Ma il pungiglione dello scorpione – che interpretano a turno – è già pronto a sferrare l’attacco. Google lancia Android entrando a piè pari nel campo della mela morsicata, Apple dichiara guerra, termonucleare per usare le parole di Steve Jobs, al gigante della ricerca. Il tutto mentre collaborano e si aiutano l’un l’altra ad attraversare il fiume. Seppure né Apple né Google sembrano poter fare la fine degli sventurati animali, è nella loro natura essere rivali. In fondo i loro prodotti, a ben guardare, soddisfano sempre più bisogni simili dei consumatori.
Apple ha iniziato la sua guerra termonucleare lanciando Apple Maps, a dispetto di Google Maps, qualche anno fa. Le ha chiamate con lo stesso nome nella speranza che i propri utenti, fedeli a Google Maps, si sbagliassero ed iniziassero ad utilizzare quelle Apple. Gli utenti iPhone che utilizzano i servizi Google sono clienti Apple o clienti Google? Sembra una domanda filosofica ma nasconde dietro molte strategie di loyalty del consumatore. Il potere di chi garantisce l’accesso è che può ostacolarlo, impedirlo o, in maniera più redditizia, studiare i comportamenti di accesso per poi replicare il servizio.
Prima maps, ora search?
Nel 2004 Apple ha lanciato Spotlight, il modo per cercare i file sul proprio Mac. Per quasi 10 anni l’hanno lasciato invariato, dedicato ad un ruolo quasi marginale, seppur funzionale, del sistema operativo. Nei vari rilasci di iOS ha iniziato a prendere un ruolo sempre più importante, anche se mai in primo piano, fino ad essere stato volutamente confuso con Siri in iOS9. Oggi il suo nome è Siri Assistant e fa molto di più di ciò che siamo abituati a conoscere di Siri – originariamente un nome che altro non rappresentava che i comandi vocali dell’iPhone.

Siri, oltre ad essere il modo per accedere ad informazioni presenti sull’iPhone, come ad esempio chiamare un dato contatto in rubrica, è anche nato come interfaccia a linguaggio naturale che potesse rispondere a bisogni ben definiti: recensioni e prenotazioni di ristoranti, informazioni sui concerti, critiche e programmazione cinematografica fino a risposte più fattive come, ad esempio, conoscere la capitale del Kongo o il significato della vita – “42” citando il film Guida Galattica per Autostoppisti. Successivamente è venuta l’integrazione con WikiPedia, poi Apple Maps e tanti altri.
Oggi Siri è in grado di rispondere a molte domande di ogni giorno, dal meteo al risultato di una data partita. Ed è solo l’inizio. Con il rilascio di iOS10, a Settembre, Siri diventerà ancora più “intelligente”, passando da essere un sistema chiuso ad uno aperto: se fino ad oggi Siri si integrava solo con alcune decine di servizi, con iOS10 Apple apre Siri a tutte le app, rendendolo molto più efficace e utile per i consumatori ma riducendo anche, sempre più, la necessità di cercare altrove, su Google, informazioni che l’assistente virtuale potrà trovare per noi in tutta comodità.
Il fatto che Siri non abbia un’interfaccia grafica, cioè una pagina web dove recarsi per far la ricerca, poco importa. Il futuro sono motori di ricerca con cui conversiamo in linguaggio naturale. Proprio come Siri, che è già presente su iPhone, AppleTV e Apple Watch e a breve arriverà anche su Mac, Google Now o Alexa. E mentre quel futuro si avvicina, più velocemente di quanto pensiamo, Apple si prepara a governarlo, arricchendo il suo Siri di dati e fonti che lo rendono sempre più ricco, sempre più utile, sempre più indispensabile, cosicché Google lo sia un po’ meno.
Apple sta costruendo un motore di ricerca. E come il migliore dei prestigiatori, lo sta facendo sotto al nostro naso.
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