La vecchia cara pizza a domicilio, compagna di serate improvvisate tra amici o finale di lunghe giornate in ufficio, è morta. Le piccole pizzerie di quartiere, dotate di un ragazzo e un motorino stanno diventando un ricordo nei grandi centri abitati italiani. Al loro posto flotte di ragazze e ragazzi, vestiti con colori sgargianti, invadono le città sulle loro biciclette. Deliveroo, Foodora, Uber Eats, Just Eat, Glovo. Forse può sembrare una piccola evoluzione, ma si tratta di una rivoluzione i cui contorni sono ancora tutt’altro che definiti.
I modelli di business sono molto diversi ma tutti hanno alla base lo stesso principio, il marketplace, a mio parere il modello che ad oggi si è mostrato maggiormente vincente in molti business digitali:
- Raccolta ordine: questo è il caso, ad esempio, di JustEat, che si pone come marketplace tra domanda (gli utenti) ed offerta (i ristoranti). L’ordine avviene su una piattaforma comune, ad esempio JustEat, e viene poi smistato ai vari ristoratori che si occupano anche della consegna. I benefici lato consumatore sono la praticità di avere una sola app, un unico go-to place, per i ristoratori di risparmiare notevolmente sulla piattaforma tecnologica e, soprattutto, in customer acquisition
- Raccolta ordine e consegna: è il modello che al momento sta spopolando di più. Un doppio marketplace: a quello per la raccolta dell’ordine, come sopra, se ne affianca uno per la consegna. Domanda e offerta sono anche logistiche (la domanda è rappresentata dalla necessità di consegnare l’ordine raccolto, l’offerta da decine di persone che, armate delle proprie biciclette, offrono di consegnarle in cambio di una commissione. È il caso, tra gli altri, di Foodora, Deliveroo o l’ultimo – ma non ultimo – arrivato UberEATS. I benefici per il ristoratore, oltre al risparmio sulla tecnologia e sui costi di acquisizione cliente, c’è il risparmio sulla gestione delle operation, la consegna del prodotto.
- Raccolta ordine e corriere: l’ultimo modello è il più interessante: ribalta l’approccio dei precedenti partendo dalla consegna. È ciò che fa Glovo. Qui la scalabilità del sistema viene spinta ai suoi massimi. Da un punto di vista di offerta (numero di ristoranti), ci si svincola dalla necessità di prendere accordi con i ristoratori, cosa necessaria nei modelli precedenti. Semplicemente si manda qualcuno in un qualunque punto vendita a ritirare un prodotto. Se il ristorante è integrato nell’offerta se ne vede il menù, altrimenti si può descrivere ciò che si desidera nel campo note. Il modello scala all’inverosimile, superando la food delivery e aprendosi a farmaci, prodotti, varie commissioni. Un vero e proprio corriere a disposizione in 40 minuti.

Questi modelli portano online aziende oggi offline. Le fanno crescere aumentando la domanda a cui sono esposte (non è inusuale che gli stessi ristornati aprano cucine secondarie in periferia, dove i costi al metro quadro sono più bassi, per far fronte a tutti gli ordini che arrivano loro). Probabilmente a breve non sarà inusuale trovare ristoranti solo a domicilio che sfruttano i costi ridotti di non avere una sala e tutte le potenzialità del digitale. Siamo solo all’inizio di una trasformazione che sconvolgerà non solo la ristorazione a domicilio ma anche la logistica urbana dei grandi centri abitati.
Rispondi