Si sente parlare sempre più spesso di auto che si guidano da sole, senza conducente, e di come i giganti del tech mondiale ci stiano lavorando. Si legge di come Google ed Apple stiano lavorando in gran segreto ai veicoli del futuro che rivoluzioneranno – e faranno crollare – l’industria automobilistica per come la conosciamo oggi. Ai più attenti e appassionati sarà probabilmente capitato di leggere di come Apple abbia assunto numerosi ingegneri rubandoli a Tesla per lavorare ad una misteriosa Apple Car scatenando le ire del CEO di Tesla Elon Musk che, durante una sua visita a Berlino poco dopo lo scandalo Volkswagen, disse in un’intervista:
“Chi non ce la fa in Tesla, va a lavorare in Apple”
Elon Musk, CEO di Tesla
per poi ritrattare poco dopo su Twitter esprimendo addirittura gioia per il fatto che Apple stesse sviluppando un’auto elettrica.
Mentre l’attenzione di tanti è posta su un futuro ancora relativamente lontano, la battaglia tra l’industria automobilistica e quella digitale per chi controllerà le nostre auto, quelle del presente per intenderci, è già stata decisa.
Alcuni produttori d’auto hanno iniziato a supportare Apple CarPlay e Android Auto, i due sistemi d’intrattenimento – e non solo – sviluppati da Apple e Google per farci sentire a casa anche quando siamo in macchina. Tra le fila dei sostenitori, più o meno volontari, figurano molti marchi globali: Audi, Alfa Romeo, Cadillac, Chevrolet, Citroën, Dodge, DS Automobiles, Ferrari, Fiat, GMC, Honda, Hyundai, Jeep, Mercedes-Benz, Mitsubishi, Opel, Porsche, Peugeot, Seat, Škoda, Suzuki, Volkswagen e Volvo, solo per citarne alcuni. A questi si aggiungeranno, l’annuncio è delle ultime settimane, dal 2017 anche BMW e Ford. Praticamente tutti.
Apple e Google hanno saputo dimostrare di saper sviluppare interfacce facili e intuitive che milioni e milioni di consumatori utilizzano ogni giorno: quella dei nostri smartphone. Di contro i costruttori d’auto non sono mai riusciti a disegnare un’interfaccia utente che fosse realmente intuitiva o un riconoscimento vocale che fosse davvero all’altezza dei vari Siri o Google Now.
Non è raro, ad esempio, che io mi ritrovi ad utilizzare l’applicazione Tom Tom sull’iPhone invece del navigatore della mia auto, perché più pratica da configurare, appoggiando il mio telefono sul cruscotto per farmi portare a destinazione. Molti utilizzano Google Maps, ad esempio, come sostituto del navigatore, godendo delle informazioni sul traffico in tempo reale anche in auto meno recenti.

La vera battaglia non può essere sull’interfaccia: questa le case costruttrici l’hanno già persa in partenza. La vera battaglia è sull’adoption dei sistemi di Google ed Apple. Mano a mano che le case automobilistiche, obbligate da una clientela sempre più esigente, iniziano ad adottare i sistemi dei giganti della Silicon Valley, cedono gradualmente anche il controllo del veicolo. E se così agli inizi CarPlay e Android Auto permettevano principalmente di cambiare stazione radio o fare qualche telefonata, oggi si spingono a chiedere ai costruttori di dar loro il controllo di riscaldamento, pressione degli pneumatici e tutte quelle altre funzioni avanzate per il controllo del mezzo. Così le imprese produttrici di auto stanno gradualmente diventando sempre più meri produttori di hardware, in un mondo in cui è il software a fare la differenza.
Se anche Apple o Google non dovessero lanciare sul mercato un’automobile tutta loro, molto probabilmente sarà comunque normale, per milioni di consumatori, dire “Ok Google, portami a casa”, “Siri, accendi l’aria condizionata”.
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